Claudio Giovannesi e Andrea Moscianese raccontano la scrittura della colonna sonora di “Fiore”
Dopo la presentazione in anteprima al Festival del Cinema di Cannes, all’interno della Quinzaine des Réalisateurs, “Fiore” arriva al cinema in tutt’Italia dal 1 giugno. Il regista e autore delle musiche Claudio Giovannesi e il coautore Andrea Moscianese raccontano la scrittura della colonna sonora prodotta ed edita da Alabianca.
Fiore è una storia d’amore ambientata in un luogo dove l’amore è vietato: il carcere. E’ una storia di adolescenti colpevoli davanti alla legge che vivono l’innocenza del loro amore.
La composizione delle musiche per il film si è basata su due suggestioni tematiche: il sogno e l’innocenza.
Sono due i temi che ricorrono: il tema del film (FIORE tema) e un altro brano (FATHERLESS CHILD) e segnano cinque passaggi emotivi di Daphne, la protagonista.
La prima volta che nel film sentiamo musica di commento (FATHERLESS CHILD) è quando Daphne scrive la prima lettera a Josh, il detenuto della palazzina maschile con cui vivrà una storia d’amore.
La seconda volta la musica ci aiuta a raccontare il suo sogno d’amore (FIORE tema): Daphne sogna un carcere con le porte aperte, gira di notte nei corridoi, arriva nel braccio maschile, trova la cella di Josh, entra, lui dorme, lei si sdraia nel suo letto, accanto a lui.
Gli strumenti che abbiamo usato per l’arrangiamento dei brani sono state le chitarre con il suono ipnotico e onirico del delay e la voce infantile della celesta. Nei titoli di coda invece il tema si sviluppa attraverso la presenza degli archi.
Dirigere il film e contemporaneamente realizzare la colonna sonora sono due aspetti del lavoro analoghi, l’obiettivo è il medesimo, con le immagini e con le note: raccontare le emozioni e gli stati d’animo di Daphne, un’adolescente che vive l’esperienza del desiderio e della mancanza d’amore, e renderle condivisibili e universali.
Claudio Giovannesi
Il processo compositivo che lega me e il regista-musicista Claudio Giovannesi si avvale di alcune regole molto semplici: la prima è il minimalismo inteso come
“utilizzare pochi elementi per ottenere pienezza”, la seconda è trasformare i limiti in spunti creativi.
Questo processo è iniziato casualmente in Alì ha gli occhi azzurri, si è delineato in Wolf e sublimato in Fiore.
Il regista, essendo anche musicista, nonché direttore dell'”orchestra cinema” suggerisce spesso le tematiche musicali da me poi integrate e sviluppate in un secondo momento.
Il leit motiv di Fiore è la leggerezza, data dall’amore vissuto quando si è adolescenti che è uno e solo, aldilà del luogo (la prigione), del ceto sociale e via dicendo.
Il suono è volutamente sospeso, la celesta richiama un mondo non adulto, i ribattuti delle chitarre simulano un fluttuare, nulla ci tiene ancorati a terra tranne due archi che ci ricordano che la passione è anche dramma romantico; non solo non sappiamo dove si va ma sappiamo che tutto avrà inevitabilmente una fine.
Buon ascolto
Andrea Moscianese