“Mephisto Ballad”, fuori l’Album di Maroccolo e Aiazzi
Esce oggi MEPHISTO BALLAD, Il “tardodiscodark” di Gianni Maroccolo e Antonio Aiazzi
Disponibile da oggi 26 febbraio 2021 su tutte le piattaforme digitali e disponibile in CD e Vinile
A 40 anni dalla nascita dei Litfiba, band che ha segnato la storia della musica italiana, 39 anni dopo un evento rituale e archetipico come la Mephistofesta, esce il 26 febbraio Mephisto Ballad, il disco di Antonio Aiazzi e Gianni Maroccolo. Un faustiano “tardodiscodark” di otto tracce cui partecipano anche Flavio Ferri ai synth e alle chitarre, e Giancarlo Cauteruccio nelle vesti di diabolico corifeo.
“Mephisto Ballad”, un racconto, che da un granello si è trasformato in un arco acuto che svetta.
Il tempo non ferma l’alchimia e la gioia di farsi catturare ancora una volta dalla musica.
Il migliore omaggio a tutti questi anni passati insieme
(Antonio Aiazzi)
“Mephisto Ballad”, il nostro tardodiscodark.
Per i nostri quarant’anni di musica,
per la profonda amicizia che ci lega.
Per brindare alla grande storia dei Litfiba
(Marok)
Era il carnevale del 1982 quando a Firenze il giornalista e animatore culturale Bruno Casini e i Litfiba diedero vita alla Mephistofesta, una performance tra reale e metafisico, tra il macabro e il grottesco. Fu una serata onirica, noir, con il sapore del teatro espressionista. Una festa in cui la band di via de’ Bardi suonò la magnetica E. F. S. 44 Ethnological Forgery Series, poi pubblicata nel primo EP del gruppo. Da questa traccia, uno dei brani più estremi dei Litifba, ripartono Antonio e Gianni, sviluppandola nella forma di una suite di oltre 16 minuti, per celebrare il lato più sperimentale della band con la sensibilità di oggi. Danno così vita ad un lavoro che ruota attorno al pianoforte di Aiazzi, segnato dal minimalismo che va da Nyman a Glass, e al basso di Marok, immerso nelle atmosfere del suo attuale progetto in continuo sviluppo, il “disco perpetuo” Alone.
Mephisto Ballad, il disco, nasce inizialmente dalla richiesta di Bruno Casini di sonorizzare un evento dedicato agli anni ’80 al Museo Marini di Firenze, poi annullato causa covid-19. Di quell’approccio, Aiazzi e Marok hanno mantenuto la prospettiva cinematica e teatrale, donando all’album quella perturbante dimensione di “colonna sonora di uno spettacolo, di fatto, inesistente”. Simbolica e precisa è dunque la scelta di coinvolgere nel disco Giancarlo Cauteruccio (regista e figura di spicco della scena teatrale sperimentale con i suoi Krypton, che nel 1983 affidò la realizzazione della colonna sonora dell’Eneide ai Litfiba, diventata poi l’album culto Eneide di Krypton) che ha scritto e recitato versi tenebrosi ed esoterici, liberamente ispirati al Faust di Goethe: un vero e proprio coro demoniaco, contrappunto drammaturgico della materia sonora. Così come le chitarre e i synth di Flavio Ferri aggiungono quel tocco lisergico che è iper-contemporaneo ma con il cuore rivolto a quel filone di psichedelia che dai Sixties si è propagato fino agli anni ’80.
Del capolavoro goethiano, il disco evoca lungo le altre sette tracce il tema del Doppio e della lotta fra il Bene e il Male, ben evidenti soprattutto in Streben, Die Laster e Doppelgänger. Fra bassi saturi, synth analogici, distorsioni e citazioni (Il settimo sigillo di Bergman e omaggi agli amati Tuxedomoon e Robert Wyatt), Antonio Aiazzi e Gianni Maroccolo ri-vivono con lo sguardo di oggi l’universo espressivo che delineava l’orizzonte di allora.
Del resto, erano tempi cupi quelli della Mefistofesta, schiacciati fra il dilagare dell’eroina e l’incubo di un’apocalisse nucleare, con ancora poche tracce di quell’ottimismo di reazione e di quel rampantismo pop che sarebbe arrivato di lì a pochissimo. E, anche se di tutt’altra natura, tempi cupi sono questi, fatti di solitudini immerse nel nuovo medioevo digitale, di umanità smarrita di fronte alle fratture della Storia, siano esse pandemie o radicali cambiamenti economici e sociali.
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