L’innocenza di Clara

ABR128554065-2

Info

[vc_row][vc_column][mpc_vc_deco_header type="h2" align="left" text="Descrizione"][vc_column_text]

info


Cresciuti in Lunigiana, Maurizio e Giovanni sono amici nella vita e nella caccia, che praticano con passione. Imprenditore e scultore, condividono il marmo e un quotidiano tranquillo interrotto da Clara, una giovane donna che innamora Maurizio. Giovanni, sposato e annoiato, scolpisce madonne e desidera Clara, che sposa Maurizio ed è amante di Marco, un cantautore locale. Tra una battuta di caccia e un bicchiere di vino, arriva l’inverno che congela la campagna ma accende i cuori, avviando passioni e ossessioni. Clara, schiacciata dai silenzi e trascurata da Maurizio, cerca attenzione e premure tra le braccia di Giovanni, che tollera di condividerla con l’amico ma non con Marco. La sua gelosia innescherà una reazione a catena e una caccia all’uomo. 

Sul confine, ideale e geografico (tra Toscana e Liguria), è appeso il noir di Toni D’Angelo, abitato da personaggi che vivono ambiguamente la vita, finendo per guadagnarsi l’inferno. La Lunigiana, sospesa tra due regioni e due stagioni, è l’ambiente ideale in cui rappresentare la relazione bene e male, che al fascino brutale dell’oscurità preferisce il lento affondare nella penombra. In quella penombra, la bionda dark lady di Chiara Conti si infila e si concede, esibendo un’apparente fragilità fisica piuttosto che una seduzione aggressiva. Noir ‘di provincia’, L’innocenza di Clara si muove tra la chiusura domestica e la progressiva apertura verso gli spazi esterni, scenari naturali a cui lo spettatore accede straniero come Clara. La protagonista emerge dal buio della galleria alla luce bianca dei marmi di Carrara, dove impatta la paranoia provinciale, dove incontra i suoi amanti e decide i loro destini. Un arrivo casuale il suo, una deviazione che la deposita dentro la grandiosità scenografica di una cava senza annullarne mai l’individualità fatale. Fata seduttrice, Clara è presenza attiva, creatrice, è un corpo femminile che produce storie e narrazioni, muovendo l’immobilità provinciale e orchestrando la stessa scena madre col padre, ricoverato in una casa di cura, per il piacere degli occhi di chi la guarda e l’accompagna. Dentro lo stesso abito, la protagonista vive due volte. Vive e poi rivive con gli stessi elementi, un diverso spettatore e un identico finale per chi ha deciso di (non) vedere il suo bluff. 
Sofisticato e inafferrabile, alla maniera della sua femme fataleL’innocenza di Clara testimonia l’impossibile utopia di una provincia sana in un sistema malato, da cui arriva e a cui ritorna Clara, probabilmente innocente, probabilmente colpevole, probabilmente magnifica occasione per alimentare e poi consumare un’ossessione. Lo sguardo maturo del giovane autore sulla provincia (italiana) scandisce un progressivo inoltrarsi nell’incubo, immergendo il suo noir in un’assolutezza di vita e di morte che l’abitudine alle relazioni urbane (qualche volta) stempera. Clara affonda coi suoi amanti in una dimensione primaria, che li mette a contatto con pulsioni radicali, lotte disperate e solitarie per la sopravvivenza in mezzo alla natura e ai suoi spazi estremi. Si sottrae a quella ininterrotta sospensione esistenziale la coppia dei giovanissimi amanti, su cui il regista sposta a intervalli l’attenzione. Circondati dall’ostilità degli adulti e isolati nella loro ingenuità virginale e nella purezza adolescenziale, gli innocenti sopravvivono alla caccia e ai colpi sparati per uccidere o per suicidare. Chiara Conti, piena di una bellezza vertiginosa, è ‘desiderata’ da Alberto Gimignani, Luca Lionello e Bobo Rondelli, volti e ‘voci’ che fanno scolorire e scomparire i ‘bravi ragazzi’ del cinema italiano.


[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

"

https://itunes.apple.com/it/album/linnocenza-di-clara/id588713592